PASSIONE DI COPPIA: QUANTO E’ IMPORTANTE?

La passione, in una #coppia, è un elemento cardine, quasi indispensabile.

Essa indica intesa e attrattività fisica, sessuale, emotiva… ma non solo!

Passione è anche rendersi attraenti per il proprio partner, essere desiderabili.

Si tratta di un concetto semplice, ma spesso difficile da rispettare e mantenere nel tempo.

La prima difficoltà è data dal considerare la passione esclusivamente legata all’esteriorità e quindi alla bellezza e all’aspetto fisico.

In realtà, essa può associarsi al ‘fascino’ cioè a quella caratteristica che rende interessanti ! Senza necessariamente avere delle belle gambe o un addome scolpito.

Il fascino non conosce età, altezza, forma fisica…

Ogni coppia dovrebbe cercare di mantenere viva la ‘fiamma’ della passione.

Capita, però, che i partners  cedano alla monotonia della routine, all’abitudine.

La monotonia si trasforma in noia e la noia genera insoddisfazione.

Ci sono anche coppie che non danno più importanza alla loro desiderabilità poiché ritengono che ormai la coppia è ormai consolidata e non bisogna più curare l’aspetto della passionalità.

Si tratta di quelle coppie che cominciano a dare tutto per scontato.

Questo è un errore fatale: nulla è scontato.

Le coppie dovrebbero sempre ricercare la passionalità, evolvere sessualmente ed emotivamente, cercare nuove forme di complicità e di piacere.

La passione non si sperimenta solo per un periodo. La passione va coltivata e mantenuta costantemente.

In questo modo la coppia sarà più coesa, più aperta al dialogo e alle novità e non sarà vittima della noia.

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IL PIACERE: CIBO PER LA MENTE

Il piacere, per chi non lo sapesse, può essere considerato cibo per la mente.

Possiamo pensarlo come ricco di nutrienti’ per il cervello e per il benessere.

È un ‘alimento’ che rende il cervello felice, ci stuzzica, ci da la giusta carica.

Inoltre, rende più longevi.

Quando siamo soddisfatti e appagati il nostro organismo produce un ormone, la serotonina, che è l’ormone del buon umore.

Maggiore è il piacere che si trae da un’attività, maggiore sarà il livello di attivazione del cervello.

In questo modo verrà anche stimolata la produzione di serotonina.

Oltre che attivarci, le esperienza piacevoli generano una condizione di rilassamento.

Il rilassamento è essenziale in quanto si oppone allo stress che, se in eccesso, porta ad una maggiore produzione di cortisolo che è dannoso per il nostro organismo.

Pertanto, il piacere è uno dei migliori antidoti per ‘disintossicare’ il cervello dallo stress e per permettergli di essere sempre attivo e in cerca di nuovi stimoli.

Data l’importanza del piacere, è fondamentale scegliere saggiamente quello che ci soddisfa maggiormente.

Per fare degli esempi: musica, danza, sesso, passeggiate all’aria aperta, conversazione, buon cibo, cinema, teatro, lettura. E, per gli audaci, anche qualche piacere proibito…

Insomma, ognuno può scegliere una o più attività e trarne il massimo beneficio.

Non negatevi il piacere ma ricercatelo!

Fonte: Institute for the psychology of eating

STRESS E ANSIA: QUALI SONO LE DIFFERENZE?

Stress e ansia sono due parole che usiamo spesso.

Sono due parole che hanno significati diversi, tuttavia, spesso vengono utilizzate in modo inappropriato.

Tra i due, infatti, vi sono delle differenze.

Hans Selye  fu il medico che coniò il termine stress. Lo stress è una risposta del corpo a delle richieste ambientali. La pressione dello stress genera la motivazione per adattare i nostri comportamenti alle richieste ambientali.

Selye, inoltre, distingue uno stress positivo (eustress)e uno stress negativo (distress).

L’eustress è correlato al benessere e alla soddisfazione. Il distress, invece è dannoso e controproducente per la persona.

Fondamentalmente lo stress riguarda le nostre strategie per fronteggiare gli stimoli che hanno un effetto su di noi. Si tratta di stimoli interni ed esterni.

Più si percepisce pressione dagli stimoli, maggiore sarà il livello di stress.

L’ansia, invece, è tipicamente un fenomeno che dipende da noi.

L’ansia è dunque regolata da fattori interni e non concerne le capacità di affrontare alcun tipo di richiesta.

Mentre lo stress riguarda il presente, l’ansia riguarda il futuro.

Lo stress, a volte, è culturalmente apprezzato come status symbol a differenza dell’ansia che, invece, sembra rappresentare debolezza.

Un esempio potrebbe essere il lavoro. Chi è stressato per il lavoro appare come una persona che lavora a pieno ritmo, intraprendente, che dedica tutte le sue risorse a quell’attività. Chi invece dimostra ansia, viene visto come una persona che potrebbe non riuscire a portare a termine qualcosa, che potrebbe avere paura di occuparsi di nuovi compiti o di rivestire ruoli con più responsabilità.

Stress ed ansia, ad ogni modo, condividono il fatto di compromettere l’equilibrio, soprattutto psichico, della persona.

Sono certamente fenomeni normali e inevitabili; tuttavia, se persistono o sono frequenti è bene agire per recuperare il proprio livello di benessere.

Fonte: Psychology today

STRESS NEI BAMBINI

Ebbene sì, lo stress colpisce anche i bambini.

Si tratta di una reazione sempre più frequente tra i più piccoli, i quali manifestano malattie e problemi emotivi legati allo stress.

Gli adulti sono in grado di fronteggiare gli effetti di una pressione esterna. I bambini, invece, non dispongono delle capacità necessarie per adattarsi allo stress.

Inoltre, spesso i bambini non sono consapevoli della situazione stressante tanto da ritenere di stare poco bene o di provare emozioni negative.

Le cause dello stress nei bambini sono diverse.

  1. Aspettative degli adulti. Spesso, i genitori si sentono insoddisfatti e richiedono standard di rendimento elevati. I genitori, così, tentano di essere soddisfatti vivendo di luce riflessa.
  2. Genitori/ adulti stressati. I bambini che vivono in un ambiente familiare o scolastico stressante incontreranno difficoltà ad affrontare diverse problematiche, ad esternare le loro emozioni e a vivere serenamente. È stato anche dimostrato che le donne in gravidanza, se particolarmente stressate o depresse, potrebbero compromettere l’equilibrio del nascituro.
  3. Poco tempo dedicato ai bambini. Le generazioni di oggi sono impegnate in svariate attività, scolastiche e non. Calcetto, danza, canto, nuoto, compiti, lavori di gruppo, musica… le attività svolte dai bambini sono sicuramente fondamentali, tuttavia, se eccessive, compromettono lo sviluppo di interazioni sociali positive e dei momenti di condivisione

Se già da bambini si sperimenta un tale livello di stress, le generazioni future non saranno in grado di godere di benessere psico-fisico e lamenteranno diverse problematiche.

A voi le riflessioni…

Fonte: obesità.it

INSONNIA: I GENI COINVOLTI

L’insonnia è causa di vari malesseri.

La mancanza di sonno e l’impossibilità di dormire serenamente minano l’equilibrio psico-fisico di una persona.

Essa, infatti, può causare emicrania, indebolimento delle capacità di memoria e concentrazione, sbalzi d’umore.

Oggi, grazie agli studi dell’Università di Exeter e del Massachusetts, sono stati individuati 57 geni associati ai sintomi dell’insonnia.

I ricercatori hanno identificato diverse regioni del DNA che contribuiscono all’insonnia.

Queste parti di DNA sono coinvolte nei circuiti delle emozioni, dello stress e della tensione.

Prima, invece, si era soliti pensare che fossero coinvolti solo i circuiti cerebrali del sonno.

Si tratta di una scoperta notevole che potrebbe portare a sviluppare nuovi trattamenti.

I trattamenti in questione ridurrebbero il rischio di depressione e malattie del cuore.

Sembra che l’insonnia condivida le basi genetiche con disturbi psichiatrici e malattie del metabolismo. Infatti, i ricercatori hanno la prova che il rischio di depressione aumenti a causa di questo disturbo.

La correlazione studiata dai ricercatori si rivela di fondamentale importanza per ridurre i rischi di depressione e il rischio di condurre una vita infelice, stressata, ricca di tensioni ed emozioni negative.

L’insonnia può talvolta verificarsi ma se diventa una situazione ricorrente occorre rivolgersi a degli specialisti per individuare le cause scatenanti il disturbo.

In questo modo, si avranno più possibilità di ristabilire il proprio equilibrio e la propria vita.

Fonte: Popular science

CONFLITTI DI COPPIA

I conflitti sono normali nella coppia. C’è addirittura chi dice che litigare riduca la monotonia.

I conflitti e le discussionpossano rappresentare un momento di riflessione, conoscenza tra i partner, confronto e crescita della coppia.

Tuttavia, le discussioni si trasformano in una sfida in cui si cerca a tutti i costi di avere ragione.

In molti avrete sperimentato una situazione del genere.

Tutti però concorderete che l’ardua lotta a chi ha più ragione si traduce spesso in una sconfitta per entrambi.

Se la discussione è particolarmente animata si rischia di svuotarsi di ogni sentimento e di annientare psicologicamente sé stesso e l’altro.

Quando, in questi casi, ci si rivolgono accuse o parole pesanti, si cerca poi di rimediare ricorrendo a frasi molto comuni. Ricordiamo ad esempio ‘l’ho detto in un momento di rabbia’, ‘non lo pensavo veramente’.

Queste frasi spesso non aiutano e celano in realtà parole ed emozioni mai esternate.

Ciò dimostra quanto il dialogo sia fondamentale, soprattutto in una coppia.

Bisogna avere il coraggio di esprimersi, di dire ciò che non va e di esternare le proprie idee ed emozioni.

In un conflitto, poi, è importante confrontarsi serenamente, ascoltando l’altro con attenzione e senza porsi sulla difensiva.

Amore è anche dialogo, tolleranza, maturità, ascolto e volontà di crescere insieme.

I conflitti, che sono assolutamente normali, vanno risolti nel minor tempo possibile.

I partner, così, dimostreranno di amarsi veramente e di voler continuare un percorso di vita insieme ricco di felicità, sincerità, amore e pazienza.

SBAGLIARE NELLA COPPIA: ‘ERRARE HUMANUM EST’

‘Errare humanum est’ (sbagliare è umano): nulla di più vero.

Eppure, nonostante i tanti sbagli che si possono commettere, spesso non si è in grado di riconoscere l’errore.

Riconoscere i propri errori è segno di maturità, è la capacità di accettare una critica o un consiglio, capacità di dialogare.

In particolare, la consapevolezza di aver sbagliato diventa fondamentale in una coppia.

Sembra facile ma è più facile a dirsi che a farsi.

Riconoscere di aver sbagliato implica umiltà, coraggio, intelligenza sociale ed emotiva.

Un comportamento socialmente ed emotivamente intelligente deve soddisfare tre condizioni:

  1. Riconoscere i propri errori senza mezzi termini.
  2. Scusarsi sinceramente per l’accaduto.
  3. Impegnarsi a non ripetere l’errore

Le coppie che sono in grado di far propri questi comportamenti saranno destinate a durare a lungo, tenderanno ad essere sempre sincere e a non aver vergogna di ammettere un errore.

Se invece, si adottano scuse del tipo ‘è sempre colpa tua se…’, ‘non sono stato io’, ‘dai sempre la colpa a me’, ecc…, il rischio è quello che la coppia abbia i giorni contati.

In questo caso ovviamente è più possibile che si soffra e ci si senta psicologicamente più fragili e stressati.

Sincerità, tolleranza, capacità di perdonare e ammettere gli errori sono le modalità principali per garantire felicità e stabilità ad una coppia.

IL SESSO: UN’ARMA CONTRO L’INVECCHIAMENTO

Avere una vita sessuale attiva e appagante aiuta ad essere felici e soddisfatti.

Oltre alle proprietà benefiche che il sesso ha sulla nostra salute, sembra anche che rappresenti l’elisir di lunga vita per le donne.

L’Università della California ritiene infatti che fare l’amore almeno una volta a settimana allunghi la vita delle donne.

Secondo gli studiosi dell’Università della California, le donne che hanno rapporti con il proprio partner almeno una volta a settimana, presentano dei telomeri più lunghi.

I telomeri sono le estremità ‘protettive’ del DNA associati ad un più lento invecchiamento e ad una maggiore durata della vita.

Pare, dunque, che ci sia un legame tra l’intimità sessuale e i telomeri più lunghi.

Si tratta di un legame che è indipendente dalla presenza o meno di conflitti nella coppia o dalla soddisfazione della relazione.

Tuttavia, questi ultimi fattori sono fondamentali in una relazione.

Se, da una parte, il sesso allunga la vita, dall’altra però non è l’unico fattore a determinare la felicità o la stabilità di una coppia.

LA SOCIAL DIPENDENZA E LE SUE CONSEGUENZE

‘Dipendenza da social’ non è solo un’espressione per indicare l’eccessivo utilizzo dei numerosi social network. Essa indica, piuttosto, una dipendenza al pari della dipendenza da droga.

Numerosi ricercatori infatti sostengono che i social siano come la droga.

Per chiarire meglio questa affermazione, vorrei riportare una serie di evidenze scientifiche ottenute in un recente studio.

L’Università del Michigan ha evidenziato una correlazione tra l’utilizzo dei social e la compromissione del processo decisionale. È proprio la capacità di prendere decisioni, infatti, che diventa carente nei tossicodipendenti.

Lo studio condotto in merito ha dimostrato che gli individui i quali eccedono nell’uso dei social, prendono decisioni peggiori rispetto a chi invece ne fa un uso ridotto.

Pare che la correlazione tra decisioni sbagliate e dipendenza da social risulti analoga a quella tra cattive decisioni e dipendenza da oppioidi, cocaina, e altre droghe.

In un’era in cui gran parte della popolazione mondiale utilizza i social, è bene tener conto di questi dati in quanto il fenomeno di dipendenza da social potrebbe aumentare drasticamente e compromettere diverse funzionalità e capacità degli individui.

Se da un lato i social portano alcuni benefici, dall’altro però c’è il rischio che le persone non riescano a distaccarsene e sviluppino una serie di ‘effetti collaterali’.

Oltre che il processo decisionale, potrebbero essere compromesse l’emotività, la voglia di stare con gli altri, di socializzare e di avere una conversazione faccia a faccia con qualcuno.

Queste e altre conseguenze simili rischiano di compromettere il benessere e la felicità delle persone.

Limitare l’uso dei social vi aiuterà a mantenere intatte diverse funzionalità del vostro cervello e a rendervi attivi non solo virtualmente ma soprattutto realmente.

 

Fonte: Popular Science

GEROPSICOLOGIA: LA GIOVINEZZA NON E’ ETERNA

L’eterna giovinezza è il sogno di tutti noi. Eppure, rimane un sogno.

Tutti noi siamo consapevoli delle varie tappe della vita e del fatto che non saremo sempre giovani.

L’età media oggi è sicuramente in aumento e sembrerebbe che le aspettative di vita siano sempre più alte.

Di solito ci si concentra sull’età adolescenziale ed adulta come se la vecchiaia fosse un argomento che non ci riguarda in prima persona.

In realtà, proprio con l’aumento dell’età di vita media, gli psicologi si interessano sempre più agli anziani.

Si parla di geropsicologia ovvero di una branca della psicologia che studia gli aspetti neurologici e psicologici dell’invecchiamento.

Anche la vecchiaia, come le altre fasi della vita, ha delle sue peculiarità. Sicuramente in questa fase si ha una maggiore consapevolezza della fine della propria vita. Scrivono gli psicologi che la fine della propria vita è il culmine delle esperienze di una persona, l’apice della sua storia.

L’obiettivo degli psicologi è quello di chiarire alcuni aspetti relativi alla morte, alle aspettative della persona anziana, alle sue considerazioni circa la soddisfazione della sua vita e i progetti in fase di vecchiaia.

Le aree da indagare e chiarire riguardano gli attuali convincimenti, i cambiamenti cognitivi nel corso della vita, presenza o assenza di malattie e modalità di affrontarle, soddisfazione sessuale, stress familiare, considerazioni sulla solitudine e molto altro.

La geropsicologia è un ambito che si sta sviluppando recentemente. Tuttavia, è sicuramente uno degli ambiti principali che può dare supporto alle persone che attraversano una fase delicata della propria vita.

Vecchiaia può essere sinonimo di ricchezza in termini esperienziali, culturali, sentimentali ma anche di incertezze, nostalgia, tristezza.

La psicologia, in questo senso, può rivelarsi utile per affrontare anche questa fase della vita.

Fonte: American Psychological Association