IL PIACERE: CIBO PER LA MENTE

Il piacere, per chi non lo sapesse, può essere considerato cibo per la mente.

Possiamo pensarlo come ricco di nutrienti’ per il cervello e per il benessere.

È un ‘alimento’ che rende il cervello felice, ci stuzzica, ci da la giusta carica.

Inoltre, rende più longevi.

Quando siamo soddisfatti e appagati il nostro organismo produce un ormone, la serotonina, che è l’ormone del buon umore.

Maggiore è il piacere che si trae da un’attività, maggiore sarà il livello di attivazione del cervello.

In questo modo verrà anche stimolata la produzione di serotonina.

Oltre che attivarci, le esperienza piacevoli generano una condizione di rilassamento.

Il rilassamento è essenziale in quanto si oppone allo stress che, se in eccesso, porta ad una maggiore produzione di cortisolo che è dannoso per il nostro organismo.

Pertanto, il piacere è uno dei migliori antidoti per ‘disintossicare’ il cervello dallo stress e per permettergli di essere sempre attivo e in cerca di nuovi stimoli.

Data l’importanza del piacere, è fondamentale scegliere saggiamente quello che ci soddisfa maggiormente.

Per fare degli esempi: musica, danza, sesso, passeggiate all’aria aperta, conversazione, buon cibo, cinema, teatro, lettura. E, per gli audaci, anche qualche piacere proibito…

Insomma, ognuno può scegliere una o più attività e trarne il massimo beneficio.

Non negatevi il piacere ma ricercatelo!

Fonte: Institute for the psychology of eating

FOODGASM: IL CIBO ORGASMATICO

Ebbene si, anche il cibo fa provare un immenso piacere. Pensate agli aggettivi che attribuite al vostro cibo preferito o ad un nuovo piatto che ha fatto gioire il vostro palato dopo averlo assaggiato. Un buon piatto può essere libidinoso, appagante, soddisfacente, piccante, un po’ come un rapporto sessuale.

Forse cibo e sesso non sono due mondi opposti, anzi, vanno in parallelo.

Scientificamente è stato dimostrato che le vie implicate nella trasmissione delle informazioni sul piacere sessuale e alimentare siano più o meno lo stesse.

Non sorprende infatti che esistano molti cibi che, oltre a stuzzicare il nostro palato, aumentano la voglia sessuale: stiamo parlando dei cibi afrodisiaci. Il cioccolato, i frutti di bosco, le fragole e il tartufo sono alcuni di questi.

Le sostanze contenute in questi alimenti fanno aumentare i livelli di alcuni ormoni responsabili del senso del piacere. http://www.annamariagiancaspero.it

Riflettete quando state attraversando un momento triste o una brutta giornata  il cibo vi regala quella sensazione di rilassamento e appagamento: anche in questo caso provate un piacere spesso simile a quello che può regalarvi un rapporto sessuale.

Oggi, infatti, si può utilizzare il termine foodgasm per riferirsi alla sensazione di piacere generata dal cibo e a quello che chiamerei “orgasmo” alle papille gustative.

Il cibo e soprattutto alcuni alimenti ci procurano piacere ma va sempre ricordato che non bisogna eccedere nelle quantità: il troppo stroppia e fa diventare l’eccezione una regola.

Terapia alimentare e terapia di coppia?

Il ruolo dei genitori è fondamentale nelle terapie adottate per casi di disturbi alimentari.

Quando si intraprende una terapia di questo tipo, sono molte le difficoltà che si possono incontrare e molte di queste comportano conseguenze negative nella vita di coppia.

Madri e padri possono esperire sensazioni di stress e di sconforto che danneggiano la soddisfazione coniugale.

Il Dr. Renee Rienecke, psicologo all’Università del South Carolina, ha preso in esame i genitori di 53 adolescenti con disturbi alimentari e ha valutato il grado di soddisfazione della coppia. Dalla sua analisi è emerso che, circa la metà dei genitori, riportava un decremento nel loro livello di soddisfazione, decremento che nuoceva al buon andamento della terapia intrapresa dai figli.

In questo studio sono state adottate due scale di misura: la prima prevedeva degli items ai quali bisognava dare un punteggio da 1 a 5 e la seconda prevedeva di rispondere a 10 domande.

I risultati ottenuti, spiegano che il 46% delle madri e il 35% dei padri percepisce una diminuzione del livello di soddisfazione di coppia durante il trattamento.

E’ dunque evidente che, intraprendere un percorso terapeutico efficace, necessita di tenere sotto controllo una serie di variabili, quali: responsabilità dei genitori, aiuto percepito dai figli e cooperazione familiare.